S09.2 Catalogazione ed informatizzazione, R.E.I.S., L.I.M., teche e servizi di produzione multimediale (fototeca, cartoteca,nastroteca, filmoteca,biblioteca).
Fosco Maraini, Il Miramondo. 60 anni di fotografia, Firenze 2002.
Antologia iconografica ed autobiografica del famoso antropologo e orientalista che mette in parallelo mondi, anzi universi, distanti nello spazio e vicini nello spirito. Suggestioni ed esperienze di vita raccontate per immagini straordinariamente efficaci, nelle quali la Sicilia non è una semplice percezione ma un sentimento consapevole.
Graditi Roberto, Il Museo ritrovato. Il Salnitriano e le origini della museologia a Palermo, Palermo 2003.
Frutto di anni di attenta indagine e studio di fonti e documenti d’ archivio,l’opera ricostruisce il percorso e le vicende storiche dell’ingente patrimonio custodito nel Collegio Massimo dei Gesuiti, costituito da preziose raccolte e collezioni,confluite successivamente nelle principali istituzioni museali della città. Museo ritrovato, oggetto di alterne vicende, che viene adesso restituito seppure’’virtualmente” alla fruizione, inteso come momento di conoscenza e recupero della memoria della nostra Isola.
Un soffitto enciclopedia non più ripetuto e senza eguali, così Ferdinando Bologna ha definito il mirabile capolavoro dell’arte medievale siciliana che Manfredi Chiaromonte commissionò nel 1377 a Simone da Corleone, Cecco di Naro e Pellegrino Dareno, per la Sala Magna del suo palazzo palermitano: lo Steri.
Lo straordinario e multiforme tessuto pittorico, che si estende su travi, lacunari e mensole, è articolato in cicli iconici e narrativi tratti da poemi omerici, testi biblici, romanzi cavallereschi, arricchiti da decorazioni floreali e geometriche di derivazione moresca ed iscrizioni in lingua latina. Una fitta trama che, pur nella sua magnificenza rappresentativa, non risulta di facile lettura ed interpretazione.
Un progetto di documentazione analitica ed integrale, condotto dal Centro Regionale per il Catalogo e la Documentazione dei Beni Culturali in collaborazione con il Dipartimento di Rappresentazione dell’Università di Palermo, si è tradotto in una prestigiosa pubblicazione, in coedizione tra il Centro e l’Istituto Geografico Militare di Firenze.
Il volume, che presenta in sistematica sequenza le immagini a colori di tutte le parti del soffitto - 346 elementi suddivisi in travi, pannelli, lacunari, mensole - consente oggi una lettura dettagliata delle scene narrative, agevolata dagli apparati descrittivi che ne illustrano il contenuto.
Il documentario realizzato dal Centro Regionale del Catalogo e della Documentazione ricostruisce la vicenda dell'opera dei pupi in Sicilia attraverso un racconto visivo a più voci, immediato e diretto, restituendoci le testimonianze autobiografiche dei più noti pupari della tradizione palermitana e catanese.
"Un'opera totale" quella dei pupi che, abbracciando diverse arti e tecniche artigianali costituisce una delle espressione più profonde dell'anima del popolo siciliano.
Dal 2008 l'UNESCO l'ha iscritta tra i Patrimoni Orali e Immateriali dell'Umanità per le straordinarie peculiarità che questa forma d'arte sintetizza.
Le motivazioni sono diverse.
La trasmissione orale del repertorio letterario innanzitutto, che ancora oggi, nell'era veloce della tecnologia viene affidata dal maestro all'allievo con sapienza, cura e pazienza artigianale.
Inoltre, l'opera dei pupi ha avuto nel corso del tempo una funzione sociale rilevante accogliendo al suo interno personaggi e storie colti dall'attualità e intrecciando con i racconti dei paladini, le cronache e le tensioni politiche del tempo.
E tra passione e incantamento il pubblico di ogni età, come in un rito catartico, attraverso le gesta degli eroi, faceva esperienza gioendo o piangendo di ideali e valori universali.
Anche per queste ragioni, siamo grati al Centro che ha voluto, con questo DVD, promuovere la conoscenza e la valorizzazione di un'arte straordinaria, riscoperta negli anni Sessanta e Settanta attraverso l'opera instancabile di Antonio Pasqualino e che ancora oggi racconta a ciascuno di noi il gran" cunto" del mondo e della vita.
Carlo Vermiglio
Raccontare la magia, il chiaroscuro poetico e /'incantamento dell'opera dei pupi è impossibile; bisogna vederla, entrare a farne parte.
C'è tutto, dentro.
L'epos eroico e la tradizione del teatro di figura, forma drammatica antichissima e archetipica nella tipizzazione di " maschere" che identificano i vari tipi umani con i loro vizi e le loro virtù (e viene da pensare a Teofrasto e ai suoi Caratteri).
L'affabulazione del" cuntu" , la musica e la pittura popolare - con le scene dipinte che richiamano la tavolozza cromatica e l'espressività del segno nella decorazione dei carretti siciliani.
La creatività dell'artigianato locale: il puparo prima ancora che artista e cantastorie è innanzitutto creatore dei pupi, intagliati nel legno cui infonde linfa vitale e caratterizzazione individuale.
E c'è, ancora, il profumo del tempo.
Quello della Sicilia della seconda metà dell'Ottocento che ammaliò il Pitrè, fattosi storico delle tradizioni popolari in un mondo che già si avviava alla modernizzazione industriale post-unitaria.
Quello delle masse contadine inurbatesi nelle maggiori città siciliane, a Palermo, Catania, Messina, cui l'opera dei pupi restituisce un canovaccio drammatico e una trama mitica, sufficientemente lontana nella storia - le imprese dei paladini, la Chanson de Roland - da potere essere utilizzata per leggere in controluce gli intrecci della vicenda contemporanea senza rischiare di perdersi in pericolose sovrapposizioni con la cronaca: il re Carlo Magno, l'eroe buono e coraggioso (Orlando), la donna angelicata, i cattivi per antonomasia (Ferraù e gli altri capi saraceni; il gran traditore Gano di Magonza), in mezzo a duelli, prove di onore e tradimenti, un codice di comportamenti che riflette i valori di integrità e purezza più sentiti e ammirati dal popolo.
Insignita del titolo di bene immateriale dell'umanità dall'Unesco, l'opera dei pupi è uno dei tasselli - uno dei più significativi ¬attraverso cui si identifica /'identità siciliana, ed è questa la ragione per cui in un'epoca come la nostra, in cui domina la piattezza della omologazione globalizzata, la difesa di un'arte tipica e popolare, un autentico mondo di creatività e di tradizione, costituisce un antidoto contro la perdita di memoria e di senso, uno spazio di rigenerazione fantastica al posto della bulimia di consumo culturale indistint, apolide e fine a se stesso.
Guardiamo gli occhi di un bambino mentre guarda l'opera dei pupi. E capiremo perché Leonardo Sciascia diceva che è un rito e che" bisogna credere".
Nel corso di un intervento di ricognizione degli archivi sonori della RAI in Sicilia, colpì particolarmente la nostra attenzione una serie di programmi dal titolo “La cultura e i suoi luoghi”, curata da Loredana Cacicia e Sergio Palumbo, mandata in onda in tre cicli di puntate dal 1989 al 1991. Da quelle trasmissioni veniva fuori, infatti, una preziosa miniera di informazioni di artisti e letterati siciliani, noti e meno noti, una ricca messe di documenti inediti su varie personalità del mondo intellettuale contemporaneo, ma soprattutto il rapporto strettissimo fra la cultura e il suo luogo di origine.
Da una raccolta di libri antichi, apparentemente senza storia e disordinatamente collocati sulle mensole della biblioteca di una delle più belle dimore del periodo Liberty, Villino Favaloro (oggi di proprietà dell'Assessorato dei beni culturali e dell'Identità siciliana), si sviluppa un percorso volto a ricostruire l'identità dei proprietari e il loro ruolo nello spazio e nel tempo.
Si comincia dall'inventario e dalla catalogazione descrittiva di questi testi quasi esclusivamente di argomento giuridico, come momenti privilegiati per la loro conoscenza, sia dal punto di vista oggettuale, sia da quello contenutistico, per giungere all'individuazione della loro provenienza, facendo emergere una parte di storia patria ad oggi poco conosciuta.
Sorella 'minore' di quella partenopea - per repertorio, capacità e mezzi di diffusione, oltre che per senso identitario di appartenenza - la canzone siciliana, anch'essa più simile ad una lirica da camera che al canto popolare, nasce nei salotti ma cresce attraverso concorsi pensati sulla falsariga delle gare canzonettistiche di Piedigrotta, centrali nel rinnovamento tardo ottocentesco dell'antica festa.
A partire dal 1893 la loro promozione s'intreccia in maniera parallela con la ripresa dei festeggiamenti della Santa patrona, dopo la sospensione postunitaria; l'occasione non è però il Festino di luglio, che si spera intanto di ricondurre al passato splendore attraverso l'intervento del già autorevole Giuseppe Pitrè: la gara canora palermitana si associa inizialmente al tradizionale omaggio del 3 settembre, più vicino per data e per spirito alla processione partenopea, con la suggestiva salita notturna alla sacra grotta di Monte Pellegrino.
«non esiste una "maniera giusta" ed una "maniera sbagliata" di fare una bibliografia, ma modi diversi, secondo usi e standard nazionali, internazionali o di settore (medico, legale, scientifico, ecc.)». Ognuno è libero di utilizzare lo standard di citazione bibliografica che ritiene più utile, purché siano presenti tutti gli elementi ritenuti utili per la corretta identificazione dell'opera.
[...]
Questo libro è stato scritto "a quattro mani", confrontandoci su ogni passaggio e verificando le principali opere di riferimento. Non abbiamo così ritenuto opportuno distinguere l'autore di ogni capitolo o paragrafo, in quanto l'opera è da considerare espressione comune del nostro pensiero.
Maria Francesca Bonetti - Monica Maffioli (a cura di), L’Italia d’argento. 1839/1859 Storia del dagherrotipo in Italia, Firenze 2003. Catalogo della mostra allestita a Firenze, Sala d’arme di Palazzo Vecchio, 30 maggio – 13 luglio 2003; a Roma, Palazzo Fontana di Trevi, 26 settembre – 16 novembre 2003; a Palermo, Palazzo Branciforte, 7 maggio – 13 giugno 2004.
Il catalogo della prima grande mostra dedicata al dagherrotipo in Italia. Suddivisa in base all’articolazione territoriale dell’Italia pre-unitaria, la mostra presenta, tra gli altri, due preziosi dagherrotipi siciliani tratti dal fondo Arezzo di Trifiletti, oggi conservato presso la fototeca del CRICD.
Enrico Caruso – Alessandra Nobili (a cura di), Le Mappe del Catasto Borbonico di Sicilia. Territori comunali e centri urbani nell’archivio cartografico Mortillaro di Villarena (1837-1853), Palermo 2001.
Composto da 426 carte, l’archivio Mortillaro di Villarena, costituisce un complesso documentario di grande valenza storico-culturale per le preziose informazioni contenute sull’assetto del territorio urbano ed extraurbano dei comuni della Sicilia preunitaria. La pubblicazione delle mappe del catasto borbonico si propone di restituire alla pubblica fruizione questo articolato ed ingente patrimonio documentale della storia dell’Isola, i cui originali sono conservati presso il Centro Regionale per il Catalogo e la Documentazione.
Il vocabolario italiano della Treccani, definisce il libro «complesso di fogli della stessa misura, stampati o manoscritti, e cuciti insieme così da formare un volume, fornito di copertina o rilegato». All’interno di questa definizione generica, bisogna però distinguere tra il libro occidentale e del Vicino Oriente araboislamico, cioè il libro composto da fascicoli, ovvero da due o più fogli di carta o pergamena, o più raramente di papiro, piegati un certo numero di volte e inseriti uno dentro l’altro in modo da consentire il loro fissaggio attraverso la cucitura sul dorso, e il libro asiatico, che generalmente non è costituito da fascicoli. Appare quindi di tutta evidenza come la definizione di libro, seppure generica, si riferisca a un manufatto con precise caratteristiche fisiche, escludendo il rotolo, di papiro, pergamena o carta che non non abbia certe caratteristiche. Un’interessante definizione di libro ci viene fornita da J.P. Losty (1982,5): «Cos’è un libro? Fisicamente, si potrebbe dire, essere una collezione di pezzi di carta delle stesse dimensioni tra due copertine tenute insieme da colla e spago. In un altro senso, esso è il contenuto intellettuale trasportato dalle parole che sono scritte o stampate sulle pagine. Tutte le culture sono d’accordo con quest’ultima definizione; relativamente pochi sarebbero d’accordo con la prima definizione. Duemila anni fa nel mondo Mediterraneo un libro era fisicamente un lungo rotolo di papiro o pergamena. Nello stesso tempo in Cina vi era una collezione di sottili strisce di bambù o di pezzi di seta».
Avviene così che scienze come la codicologia e la bibliologia studino il libro nel tradizionale formato Occidentale costituito da fascicoli, non trattando quello che non ha la forma del libro costituito da fascicoli, come quello asiatico.
Questi 3 volumi, corredati da 3 CD audio e da circa 500 immagini, intendono divulgare e valorizzare l'archivio e la nastroteca di Luigi Rognoni (Milano 1913-1986), custoditi presso l'Università di Palermo dov'egli insegnò dal 1958 al 1970, fondandovi l'Istituto di Storia della Musica e segnando una stagione culturalmente assai feconda.
Attraverso un apparato documentario prezioso ed eterogeneo (articoli, conversazioni ed interviste radiofoniche, carteggi regionali, locandine, programmi di sala, bozzetti, foto di scena, autografi musicali, fotografie con dediche) è illustrata la sua lunga e poliedrica attività di musicologo, studioso di cinema, animatore del terzo programma radiofonico della Rai, regista di teatro musicale, nonchè la fitta rete delle relazioni da lui stabilite con artisti e studiosi dell'intera Europa.
Sorgi Orietta (a cura di), Mercati storici siciliani, CRICD, Palermo 2006: Il volume, corredato da DVD, illustra i risultati delle campagne di documentazione realizzate dal Centro sui più importanti mercati storici della Sicilia. Le schede sono introdotte da una serie di saggi scientifici sull’argomento, ad opera di studiosi di diverso orientamento disciplinare. In libreria la nuova edizione del 2007. Introduzione di Antonino Buttitta.
Sorgi Orietta (a cura di), Mercati storici siciliani, CRICD 2006 (versione DVD con libretto in italiano e inglese): il DVD mercati storici siciliani presenta un’ampia scelta delle riprese effettuate sui principali mercati storici siciliani, accompagnato da fotografie a colori e testo esplicativo in italiano e inglese). In corso di stampa la nuova versione multilingua (italiano, inglese, francese e spagnolo).
Mercato del Capo
(18-11-03)
Mercato di Sant’Agostino
Festa di Santa Rita
(22-5-01)
Mercato della Vucciria
Processione del Venerdì Santo ai Cassari
(18-4-03)
Corso dei Mille
Fiera del bestiame
(11-5-03)
Porticello (PA)
Mercato del pesce
(9-7-03)
Festa della Madonna del Lume
(6-10-03)
Milazzo (ME)
Mercato la Pescheria
(8-7-04)
Catania
Mercato Pescheria
(3-1-06)
Mercato Fera ô luni
(6-1-06)
Mojo Alcantara (ME)
Fiera del bestiame
(18-9-03)
Siracusa
Mercato di Ortigia
(9-5-04)
Riposto (CT)
Mercato
(18-5-04)
Acireale (CT)
Mercato la Pescheria
(19-5-04)
Enna
Fiera del bestiame
(28-5-04)
Fiera del bestiame
(29-5-04)
Canicattini Bagni (SR)
Fiera del bestiame
(8-5-04)
Scoglitti (RG)
Mercato ittico
(23-6-04)
Ragusa
Fiera del bestiame
(26-6-04)
Caltanissetta
Mercato Strat’â foglia
(27-5-03)
Porto Empedocle (AG)
Mercato ittico
(5-6-03)
Mazara del Vallo
(TP)
Mercato ittico
(27-3-03)
Partanna (TP)
Fiera del bestiame
(9-5-04)
Trapani
Mercato ittico
(3-4-03)
Mercato la Loggia
(3-4-03)
Uno strumento che illustra attraverso un corpus selezionato di oggetti il senso ultimo delle trame simboliche e dunque degli incroci, degli scambi e degli intrecci fra popoli di tradizioni culturali diverse, ricadenti nel bacino del Mediterraneo, dove Gibellina assume un ruolo di assoluta centralità. Al volume si accompagnerà il documentario di Salvo Cuccia: "Ludovico Corrao e il Museo delle trame del Mediterraneo", che ripercorre la straordinaria vicenda esistenziale dell'artefice della grande trasformazione di Gibellina.
A cura di Rosario Acquaviva e Sergio Bonanzinga, con un CD allegato, secondo numero della collana Archivio Sonoro Siciliano, Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali e Ambientali e della Pubblica Istruzione, Palermo 2003.
Il volume, accompagnato dalle registrazioni dei curatori sulle voci e i suoni tradizionali di Buscemi, restituisce alla pubblica fruizione un universo sociale ancora compatto e largamente partecipato.
Raccogliere per conservare, conservare per comunicare: questo il senso ultimo della Nastroteca del Centro regionale per il catalogo e la documentazione, istituzione che sj pone nel territorio regionale quale deposito naturale d'informazione e raccolta di tutta la materia sonora e musicale.
L'attività editoriale fa si che un archivio documentale non si configuri come mera conservazione, scatola chiusa di contenuti, ma impulso attivo alla conoscenza e all'ascolto che garantisca la circolazione e lo scambio dei documenti, veicolo di messaggi e valori, presupposto di ogni crescita civile e collettiva.
Il recupero per una pubblica fruizione di un patrimonio sonoro della nostra Isola, inedito o poco conosciuto, è il principio ispiratore che guida la realizzazione di questa collana editoriale Archivio Sonoro Siciliano.
In questo numero, dedicato a Buscemi, si possono ascoltare le voci che accompagnavano la battitura dell'aia, i canti dei contadini, le ninne nanne e le filastrocche, le descrizioni e le spiegazioni di molte ricorrenze e celebrazioni nonché degli usi tradizionali del campanacci, le grida dei venditori ambulanti, i canti dei carrettieri e molto altro ancora.